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Le Colonie: opportunità per l’innovazione e riqualificazione coerenti con la propria storia.
   

 15.5.2023

Ritengo opportuna una riflessione pubblica sul futuro delle Colonie, che non è stato possibile compiere nel Forum in Consiglio Comunale.

Merita risposta l’interrogativo posto dal Sindaco “difficile davvero spiegare perchè gran parte delle colonie sono inutilizzate, ma veri e propri monumenti al degrado”.

E’ chiaro a tutti che, nonostante la bellezza architettonica e ambientale, le Colonie sono state mortificate dalla “damnatio memoriae”, dalla “cancellazione della memoria”, del “ventennio”in cui furono costruite.

Ancora oggi, sono “colpevolizzate” per il processo di socializzazione, avvenuto negli anni ‘30, di   milioni di bambini, delle più differenti condizioni economico sociali ed origini locali, che “scoprivano il mare” e la vacanza comunitaria.

Le Colonie, comprese quelle di interesse storico testimoniale, sono state viste come edifici da sostituire, spazi da riempire, invece che da recuperare, riconvertire, in modo compatibile e funzionale con le loro caratteristiche e la pubblica utilità.

I risultati dei condizionamenti ideologici delle Amministrazioni Comunali sono sotto gli occhi di tutti:

Ad esempio, negli anni ’70, fu costruito il Talassoterapico, con migliaia di mq di cemento sulla spiaggia, davanti alla Colonia Novarese, invece di realizzare le Terme, con una ristrutturazione della stessa Colonia, rimasta poi per decenni abbandonata al degrado.

Sempre in quegli anni, è avvenuta la demolizione di sei padiglioni su 15 della colonia Le Navi di Cattolica (costruita nel 1934), un imponente ed unico complesso architettonico a padiglioni, raffigurante una flotta navale con la nave ammiraglia al centro, che ospitava fino a 2.000 bambini.

Una distruzione contrastata invano dai grandi architetti (Zevi), ma approvata dall’Amministrazione Comunale, per fare posto ad un insediamento immobiliare turistico, a cui è poi seguito anche lo sventramento della nave ammiraglia, per ricavarne un acquario.  

Tra le Colonie della Riviera Romagnola, l’unica sopravvissuta al degrado, all’abbandono e alla speculazione edilizia, è la Colonia dell’Agip di Cesenatico, costruita dall’Arch. Giuseppe Vaccaro (nel 1936-37), per ospitare 480 bambini. Grazie alla sua continua e congeniale attività, la Colonia ha mantenuto la sua bellezza, leggerezza e solarità; nei mesi estivi funziona come Ostello del Mare ed è sede dei corsi di aggiornamento dell’Università di Bologna.   

Perché, dunque, non pensare ad un recupero celere della Colonia Novarese (costruita nel 1934, in soli 120 giorni, per ospitare 1.000 bambini), di proprietà del Comune di Rimini, come studentato universitario, utilizzando per la ristrutturazione dell’edificio le risorse stanziate dal Governo proprio in questi giorni?

Oppure come Polo universitario, ad esempio per la Facoltà di Scienze Motorie, constatato che la Colonia è circondata da un’area verde circostante di 38.000 mq, ideale per attività sportive?

Tali destinazioni sarebbero compatibili con lo scopo di pubblica utilità, la funzione e la storia delle Colonie, consentirebbero il rispetto dei vincoli e rappresenterebbero la svolta strategica per l’innovazione e la riqualificazione turistica e della città.

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La vera riqualificazione del Lungomare di San Giuliano non può prescindere da un adeguato collegamento.
   

 6.05-2023

La riqualificazione del Lungomare di San Giuliano, approvata dalla Giunta Comunale con la spesa di 1.862.500 euro, “colma il tratto mancante del Parco del Mare”, non prevede un adeguato collegamento tra i lungomari di Rimini Nord e Sud.

San Giuliano Mare è isolata da Marina Centro, l’unico collegamento attualmente presente avviene per mezzo del Ponte della Resistenza e l’intervento in programma non migliora l’accessibilità alla Nuova Darsena di San Giuliano, da Piazzale Boscovich.

Riteniamo quindi tale progetto di riqualificazione di San Giuliano Mare insufficiente per creare l’auspicata sinergia con le attività turistiche, ricettive, commerciali.

Nonostante tale intervento, i Riminesi e i turisti che si trovano in Piazzale Boscovich e sul Molo non potranno ancora accedere alla passeggiata della Nuova Darsena, all’ampia piazza di 5.000 mq per spettacoli, ai bar, ai ristoranti, agli alberghi, ai pochi negozi superstiti sul Lungomare di San Giuliano.

Dopo oltre 20 anni dall’inaugurazione della Darsena, manca ancora un collegamento pedonale; solo per un paio di mesi estivi, è presente un piccolo traghetto ciclo-pedonale a pagamento, dal Faro al Ristorante Quattro Colonne.

Per queste ragioni, con interrogazione consigliare, ho sostenuto che la riqualificazione del Lungomare deve risolvere il problema dell’isolamento di San Giuliano e prevedere un nuovo collegamento continuo tra i Lungomari.

Ho ritenuto opportuno ripresentare la proposta di realizzare un “tunnel” sotto il fondale del Porto Canale, per collegare direttamente Piazzale Boscovich alla Nuova Darsena, il Lungomare di Marina Centro al Lungomare di San Giuliano.

Il progetto, secondo gli esperti di opere marittime, è fattibile con un “tubone” sotto il fondale del Porto Canale collegato a due “pozzi” di entrata e uscita, uno sul lato di Piazzale Boscovich, l’altro della Darsena, realizzati con scale a chiocciola e ascensori; ricordiamo che la larghezza del Porto Canale è di soli 50 metri.

Il progetto è compatibile con il passaggio normale delle barche da diporto, dei pescherecci, è rispettoso del paesaggio e dell’ambiente; non comporta: alti costi di realizzazione, di manutenzione, impatto ambientale, orari di entrata e uscita dal Porto (come invece necessiterebbe un eventuale ponte fisso o mobile). 

 L’accessibilità diretta è fondamentale per eliminare l’isolamento di San Giuliano, consentirebbe continuità dei Lungomari riqualificati e costituirebbe un importante volano per le attività turistiche.

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Riqualificare il Giardino Maria Rosa Pellesi, luogo storico del Kursaal di Viserba!
   

 27.04.2023

Nel Consiglio Comunale della settimana scorsa, ho richiamato, con un’interrogazione al Sindaco, la necessità di riqualificare il Parco Maria Rosa Pellesi di Viserba, adiacente al Lungomare riqualificato, che si trova in uno stato di degrado.

Ho ricordato quel luogo storico di Viserba, dove nel 1908, un gruppo di villeggianti realizzò il Circolo dei Bagnanti, chiamato Kursaal, un grazioso edifico in stile liberty, comprendente sale di conversazione e lettura, la caffetteria aperta sulle terrazze, il salone per il ballo e un elegante teatro, ritrovo di tutta l’attività ricreativa e sociale di Viserba.

Negli anni ’60, disgraziatamente, il Kursaal di Viserba, fu demolito, per i danneggiamenti subiti dai bombardamenti dell’ultima guerra, invece di essere restaurato per la memoria storica e l’identità di Viserba.

Sull’area venne realizzato il Giardino Maria Rosa Pellesi, che da anni si trova in uno stato di forte degrado, senza cura del verde, con i camminamenti in asfalto ammalorato e il Monumento ai Caduti di Viserba abbandonato.

Il Giardino è l’unica area verde, presente a Viserba mare, zona prettamente turistica, nei tre mesi estivi è presente una giostra, mentre nel resto dell’anno l’area è ridotta a sgambamento per cani.

E’ importante, che questo luogo storico, che doveva essere già riqualificato nell’ambito del Parco del Mare, ritorni ad essere un’area di ritrovo, di passatempo degli adulti, di gioco per bambini.

Per la riqualificazione del giardino, nell’agosto 2020, venne sottoscritta da centinaia di persone una petizione popolare al Sindaco contro un progetto, poi accantonato, di destinazione ad area skateboard.

Per rappresentare le suddette ragioni, ho proposto i seguenti interventi:

•    La riqualificazione radicale del Giardino con la cura del verde, la piantumazione di alberi ombreggianti, il rifacimento dei camminamenti con lo stesso materiale utilizzato per la riqualificazione del Lungomare;

•    l’installazione di fontanelle per rievocare la “Viserba regina delle acque”;

•    un’arena polifunzionale per consentire eventi culturali, musicali, esibizioni di artisti;

•    richiamare con la forma del portale, la preesistente facciata del Kursaal, funzionale per serate di cinema all’aperto;

•    installare giochi per bambini, come offerta al turismo delle famiglie;

•    valorizzare il Monumento in ricordo dei Caduti di Viserba;

•    schermare con il verde verticale le pertinenze edilizie confinanti e insistenti sul giardino.

E’ un progetto di riqualificazione completa dell’area, per ricordare il luogo della “belle epoque” di Viserba in cui sorgeva il Kursaal, per l’accoglienza e l’intrattenimento dei turisti.  

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Urgente un accordo di programma per riqualificare l’area dell’ex Nuova Questura dopo 20 anni.
   

22.4-2023

Il confronto nel Consiglio Comunale di giovedì sera, ha evidenziato le ragioni della mia Mozione “non perdiamo altri 20 anni per riqualificare l’area dell’ex nuova Questura”, nonostante sia stata respinta dalla maggioranza di centrosinistra.

Innanzitutto, ribadiamo, sarebbe stato indispensabile ascoltare gli amministratori della Società ASI e il progettista di Rimini Life, per chiarire le differenti considerazioni e valutazioni sul progetto (presenza non accolta dalla Maggioranza, che riproporrò nell’apposita commissione).

Secondo il Sindaco la proposta di ASI prevede “1.500mq di supermercato, a cui si aggiunge una piattaforma logistica che porta a 6.000mq complessivi, la parte con funzioni commerciali”.

Per ASI invece “l’area del supermercato (contestata) è di 1.500mq, il resto sono aree di servizio e supporto alla vendita e non si tratta di una piattaforma logistica”.

Durante il Consiglio tematico ho evidenziato l’incoerenza delle previsioni del Masterplan (approvato in Consiglio Comunale il 17/02/2020), che prevede: la realizzazione di 36 alloggi di edilizia sociale con finanziamento Regionale di euro 5mln, la sede unica degli uffici comunali con una superficie di 12.000mq (alternativa all’area della stazione), una struttura commerciale di 2.100mq, una superficie residenziale di 15.750mq (pari a circa 150 alloggi, di cui metà per edilizia ERP ed ERS).

L’Amministrazione ha sorprendetemente dichiarato “superato” tale Masterplan, che è “orientativo per la redazione degli strumenti urbanistici attuativi” e che quindi potrebbe anche aver influenzato l’asta di acquisto dell’area dell’ex Nuova Questura, aggiudicata da ASI.

Inoltre la medesima Amministrazione, nonostante tale rilevante dichiarazione, ha confermato di non avere ancora un programma alternativo al suddetto Masterplan.

L’Amministrazione ha almeno recepito la richiesta del sottoscritto circa l’urgenza e importanza di riqualificare l’area, senza attendere i lunghi tempi del PUG (nuovo Piano Regolatore); a tal fine il Sindaco ha confermato che sarebbe intenzione dell’Amministrazione procedere semplicemente con l’Accordo di Programma.

Certamente occorre un confronto responsabile tra l’Amministrazione Comunale e ASI, cosa che non emergerebbe dagli articoli stampa apparsi in questi giorni, per consentire un equilibrato interesse pubblico-privato, per tutelare e riqualificare un’area abbandonata al degrado da 20 anni (dal 2003) e realizzare: l’edilizia sociale senza procedere agli espropri, l’edilizia residenziale, aree verdi, il trasferimento degli uffici Comunali in una sede unica, una vasta area parcheggi funzionale per Stadio e Centro Storico, la viabilità necessaria con rotatorie su via Ugo Bassi.

Ricordiamo che l’Amministrazione, nel 2014 approvò l’accordo di programma per rendere appetibile alla Grande Distribuzione l’acquisizione dei terreni nei quali è sorto il centro commerciale-residenziale Conad, sull’area ex-Fiera, che prevedeva la nuova destinazione a commerciale di 5.000mq e a direzionale di 2.500mq, oltre a confermare 8.500mq di residenziale.

Auspichiamo una riqualificazione in tempi rapidi dell’area ex nuova Questura, nell’interesse primario della città…senza corsie e/o marchi preferenziali.

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Proposte nuovamente le intitolazioni al Poeta Ezra Pound e al Podestà Pietro Palloni, protagonisti della storia della nostra città.
   

 4/03/2023

Nella seduta di ieri mattina della Prima Commissione Consigliare Dipartimentale per esprimere il parere sulle intitolazioni di aree pubbliche della città, ho presentato nuovamente due proposte, importanti per la memoria storica e l’identità di Rimini.

1)    L’intitolazione del Campone di Castel Sismondo al Poeta Ezra Pound, per ricordare, il profondo rapporto culturale ed affettivo di Pound con Rimini, quale ammiratore e studioso di Sigismondo Malatesta.

Pound, nato nel 1885 negli Stati Uniti, viene a Rimini, nel 1922 e 1923, per approfondire la conoscenza storica e compiere ricerche su Sigismondo Malatesta, condottiero e mecenate che chiamò a Rimini i migliori artisti del Rinascimento.

I canti Malatestiani, redatti dal Poeta Americano, narrano le imprese militari, gli amori, i complotti, i trionfi, le sconfitte del condottiero Riminese.  

Le ricerche storiche nelle Biblioteche di Rimini, Cesena, e le visite nell’entroterra di Ezra Pound hanno reso possibile la conoscenza internazionale di Sigismondo Malatesta, del Tempio Malatestiano, del Castello, delle Terre Malatestiane.   

La diffusione di tali informazioni, ha consentito di ricostruire, subito, pietra su pietra, il Tempio Malatestiano distrutto dai bombardamenti, con i 65.000 dollari della Fondazione americana Samuel Kress e il fattivo interessamento dello storico e critico d’arte Bernard Berenson.

Pound è il grande Poeta del ‘900 con i Cantos, la “Divina Commedia” del nostro tempo, sostenitore dell’economia fondata sul lavoro e non sulla speculazione finanziaria.

La proposta dell’intitolazione a Pound perdura da 8 anni e viene continuamente e inspiegabilmente rimandata dall’Amministrazione comunale, nonostante il Sindaco Gnassi, il 25 ottobre 2019 abbia pubblicamente annunciato l’intitolazione del Campone di Castel Sismondo a Ezra Pound, durante un suo intervento nella Biblioteca Gambalunga;   

Riteniamo l’intitolazione al Poeta Ezra Pound, un atto d’intelligenza e riconoscenza della nostra città, un valore culturale aggiunto per Rimini, nel ricordo di un protagonista d’importanza storica internazionale.

2)    L’intitolazione all’Avv. Pietro Palloni (1876-1956), Podestà di Rimini 1929-1933, un luogo pubblico del Lungomare, di cui fu realizzatore, per ricordare ai Riminesi il grande e lungimirante Amministratore della città (proposta sostenuta dal 2014).

Nei quattro anni del suo mandato Palloni realizzò il lungomare di Rimini dal Porto al Kursaal e dal Kursaal all’Ausa; acquistò e riammodernò il Grand Hotel, costruito nel 1908; trasformò ed abbellì i piazzali del Kursaal; ristrutturò le Palazzine Roma e Milano; promosse la nostra spiaggia e l’immagine di Rimini in Italia e in Europa; fece scoprire ai Riminesi la “marina” poco frequentata con il piacere del passeggio e dell’incontro sul Lungomare.

Ricordiamo, tra i lavori pubblici più importanti, il risanamento e la riqualificazione del Borgo San Giuliano dove vivevano senza servizi igienici 3.000 abitanti, la realizzazione del nuovo viale Tiberio, con le case popolari, la costruzione del monumentale Stadio Comunale, il restauro della Torre dell’Orologio e della Sala del Ridotto del Teatro.

La rilevanza storica del Podestà Palloni è riconosciuta, anche da sinistra: Liliano Faenza con la biografia pubblicata nel 1992 “Paga Palloni. Tra Lungomare e lungimiranza: l’onesto Podestà e i grandi Progetti”; il prof. Stefano Pivato per il quale “è ora che si torni a discutere del passato della nostra città attraverso un personaggio chiave del nostro Novecento come Palloni, evocato nella memoria cittadina per il ruolo svolto negli anni in cui fu Podestà”.

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L’ampliamento del parcheggio Scarpetti non ci sarà e i lavori per il parcheggio nell’area FOX non partono!
   

 11.03.2023

La riqualificazione di Piazza Malatesta ha comportato l’eliminazione di 450 posti auto (280 in Piazza Malatesta, 80 a fianco della Rocca, 90 nel Campone).

La Convenzione stipulata il 26/05/2011 tra il Comune di Rimini e la Società Parking Gest Srl, prevedeva, entro due anni, la realizzazione su aree di proprietà comunale, con la procedura del Project Financing, di un Parcheggio multipiano, nell’area di via Italo Flori e di un Parcheggio multipiano nell’area Scarpetti.

Il Parcheggio “Italo Flori” è stato inaugurato nel febbraio 2014, con 245 posti auto (+72 posti auto rispetto ai precedenti 173).

Il progetto del parcheggio “Scarpetti”, che prevedeva originariamente 4 piani (2 piani interrati, piano terra e primo piano), ridimensionato per l’impatto ambientale a due piani, nel 2013, da Arpa (piano terra e primo piano): dopo 10 anni, non è ancora stato realizzato.

L’Amministrazione Comunale, dopo la sottoscrizione in data 26/05/2011 della Convenzione con la Società Parking Gest Srl, ha messo in discussione le previsioni contenute nel Project, cioè l’approvazione del Piano della Sosta inerente l’eliminazione degli stalli gratuiti adiacenti i due Parcheggi “Flori” e “Scarpetti”, per consentire la remunerazione degli investimenti di realizzazione dei due parcheggi (circa 8 milioni di euro ciascuno).

Il mancato rispetto della Convenzione da parte del Comune di Rimini è stata la motivazione che ha indotto Parking Gest a non procedere con l’ampliamento del Parcheggio Scarpetti di 433 posti auto (+146 posti rispetto ai 287 esistenti).

Sulla base delle risposte ottenute all’interrogazione Consigliare da me presentata al Sindaco, giovedì 09/03/23, dobbiamo constatare e annunciare che l’Amministrazione Comunale non è più interessata all’ampliamento del Parcheggio Scarpetti.

Nonostante il Parcheggio Scarpetti sia quasi sempre pieno, per la ricaduta del carico di traffico proveniente da via Marecchiese, l’Amministrazione ha deciso di rinunciare all’ampliamento di +146 posti auto.

L’Amministrazione Comunale ritiene sufficiente l’offerta del Parcheggio Flori, per consentire l’accesso al Centro Storico e soddisfare la richiesta di posti auto.

Resta inoltre insoluto il problema della Convenzione, non rispettata da un decennio, che potrebbe comportare l’aumento delle tariffe nei parcheggi Flori e Scarpetti, gestiti da Parking Gest.     

Nell’occasione, ho chiesto all’Amministrazione Comunale, per quali ragioni non si stiano svolgendo neppure i lavori di riqualificazione dell’Area FOX, con la realizzazione del parcheggio multipiano (piano interrato e piano terra) di circa 330 posti auto, ad uso pubblico, tante volte annunciato, che non sappiamo quando sarà a disposizione.

Sarebbe un altro urgente parcheggio di accesso al Centro Storico, per consentire la sopravvivenza delle attività economiche, dinnanzi alla concorrenza dei centri commerciali e del commercio elettronico.

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Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
   

 24/2/2023

Il Consiglio tematico di ieri sera, potrebbe segnare una svolta per la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano.

Dopo decenni di negazionismo perdurante, espresso dal Sindaco Gnassi, “sotto il Ceis non c’è nulla”, è arrivato l’annuncio del Sindaco Sadegholvaad, che con dubbi e riserve, si dichiara “ disponibile assieme alla Soprintendenza a fare dei sondaggi per verificare cosa c’è sotto il Ceis“.

Per “rassicurare” il Sindaco, ho letto in Consiglio le parole espresse, nel 2017, dal Prof. Arch. Jacopo Ortalli, Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna:

“Già ai tempi dei vecchi scavi-dal Tonini all’Aurigemma- la parte del monumento oggi sovrastata dal Ceis mostrava quasi interamente murature rasate fino al vecchio piano di calpestio, tali dunque da potersi conservare anche dopo un bombardamento (avvenuto nel 1943).
 

Sono così convinto che nel sottosuolo vi siano tutt’ora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che, quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli Anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare , di un teatro”.

Quindi, come chiedo da 30 anni, vale la pena scavare, per riportare alla luce i resti  archeologici, e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano, al fine  di consentire la conoscenza e la fruizione pubblica ai riminesi e turisti del Monumento d’importanza storica della città.  

Fin d’ora, è, perciò, necessario individuare, un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività educativa.  

Certo, non si può più dire dagli Amministratori Comunali “il Ceis non si tocca”, o sostenere in modo contraddittorio, la bontà del ruolo pedagogico del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, bimillenario, come l’Anfiteatro Romano.

Oppure, come ha detto incredibilmente e confermato ieri in Consiglio, lo stesso Sindaco Sadegholvaad  “Il Ceis vale un Anfiteatro”, senza  rispetto per il Vincolo monumentale del 1914 che “proibisce di fare qualsiasi costruzione” sull’Anfiteatro, per le tutele delle aree archeologiche, e gli impegni assunti dalle Amministrazioni Comunali con le Soprintendenze.  

L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture fisicamente “inconciliabili”, il Ceis, sorto nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano, può trasferirsi in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, può ampliare la sua attività, e ridare respiro a tutta l’area originaria dell’Anfiteatro che diventa più visibile ed accessibile.

Sono le previsioni degli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e del Piano Strategico, approvate dalle Amministrazioni Comunali e non attuate che stabiliscono per l’Anfiteatro “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.  

Le Amministrazioni Comunali, per 80 anni, non hanno avuto alcun rispetto per l’Anfiteatro Romano, utilizzato inizialmente, nel dopoguerra, come discarica di macerie urbane, quindi sovrastato fino ad oggi dalle costruzioni del Ceis.

Se Rimini vuole esser credibile candidata a capitale Italiana della cultura 2026, è necessario riscoprire e valorizzare l’Anfiteatro Romano!

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Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
   

 24.2.2023

Il Consiglio tematico di ieri sera, potrebbe segnare una svolta per la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano.

Dopo decenni di negazionismo perdurante, espresso dal Sindaco Gnassi, “sotto il Ceis non c’è nulla”, è arrivato l’annuncio del Sindaco Sadegholvaad, che con dubbi e riserve, si dichiara “ disponibile assieme alla Soprintendenza a fare dei sondaggi per verificare cosa c’è sotto il Ceis“.

Per “rassicurare” il Sindaco, ho letto in Consiglio le parole espresse, nel 2017, dal Prof. Arch. Jacopo Ortalli, Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna:

“Già ai tempi dei vecchi scavi-dal Tonini all’Aurigemma- la parte del monumento oggi sovrastata dal Ceis mostrava quasi interamente murature rasate fino al vecchio piano di calpestio, tali dunque da potersi conservare anche dopo un bombardamento (avvenuto nel 1943).

Sono così convinto che nel sottosuolo vi siano tutt’ora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che, quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli Anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare , di un teatro”.

Quindi, come chiedo da 30 anni, vale la pena scavare, per riportare alla luce i resti  archeologici, e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano, al fine  di consentire la conoscenza e la fruizione pubblica ai riminesi e turisti del Monumento d’importanza storica della città.  

Fin d’ora, è, perciò, necessario individuare, un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività educativa.  

Certo, non si può più dire dagli Amministratori Comunali “il Ceis non si tocca”, o sostenere in modo contraddittorio, la bontà del ruolo pedagogico del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, bimillenario, come l’Anfiteatro Romano.

Oppure, come ha detto incredibilmente e confermato ieri in Consiglio, lo stesso Sindaco Sadegholvaad  “Il Ceis vale un Anfiteatro”, senza  rispetto per il Vincolo monumentale del 1914 che “proibisce di fare qualsiasi costruzione” sull’Anfiteatro, per le tutele delle aree archeologiche, e gli impegni assunti dalle Amministrazioni Comunali con le Soprintendenze.  
 

L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture fisicamente “inconciliabili”, il Ceis, sorto nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano, può trasferirsi in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, può ampliare la sua attività, e ridare respiro a tutta l’area originaria dell’Anfiteatro che diventa più visibile ed accessibile.

Sono le previsioni degli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e del Piano Strategico, approvate dalle Amministrazioni Comunali e non attuate che stabiliscono per l’Anfiteatro “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.  

Le Amministrazioni Comunali, per 80 anni, non hanno avuto alcun rispetto per l’Anfiteatro Romano, utilizzato inizialmente, nel dopoguerra, come discarica di macerie urbane, quindi sovrastato fino ad oggi dalle costruzioni del Ceis.

Se Rimini vuole esser credibile candidata a capitale Italiana della cultura 2026, è necessario riscoprire e valorizzare l’Anfiteatro Romano!

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La candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura 2026: dopo 80 anni, valorizziamo l’Anfiteatro Romano
   

 16/02/23

Martedì prossimo, 21 Febbraio 2023, si terrà il Consiglio tematico, dedicato alla “Salvaguardia e Tutela dell’Anfiteatro Romano”, richiesto dai consiglieri di minoranza.

In continuità con le tante iniziative intraprese per 30 anni, ho ritenuto particolarmente importante e attuale, presentare una nuova mozione consigliare “Rimini candidata Capitale italiana della cultura 2026: dopo 80 anni, valorizziamo l’Anfiteatro Romano”.    

La candidatura di Rimini, Capitale Italiana della Cultura 2026, per essere coerente, deve prevedere la Valorizzazione dell’Anfiteatro Romano, un Bene Culturale “calpestato” da 80 anni, monumento d’importanza storica, come l’Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, la Domus del Chirurgo, che testimonia le origini, la storia Romana e l’identità della nostra città.  

L’Anfiteatro Romano, risalente al secondo secolo d.C. capace di ospitare sui propri spalti 10.000-12.000 persone, scoperto nei sondaggi del 1843-44 del grande storico riminese Luigi Tonini, è stato riportato parzialmente alla luce, con la campagna di scavi svoltasi dal 1926 al 1939 sotto la Direzione del Soprintendente alle Antichità, Salvatore Aurigemma.

Dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, nel 1946, sull’area archeologica dell’Anfiteatro Romano, è sorto l’Asilo Svizzero (Ceis) con 13 “capanne provvisorie”, il cui collocamento che doveva essere “temporaneo”; nei decenni successivi, sono stati addirittura costruiti edifici di tre piani in muratura, con i pilastri di cemento armato gettati sopra i muri dell’anfiteatro.

 Le Amministrazioni Comunali di Rimini non hanno rispettato gli impegni scritti, di liberare l’area archeologica dell’Anfiteatro, assunti il 3 Gennaio 1946 dal Sindaco Clari, né hanno adempiuto per decenni alle reiterate richieste delle Soprintendenze Archeologiche di Bologna e Ravenna, di trasferire il Ceis in un’area idonea.  

Considerato i vincoli del 1913 e del 1914 di tutela dell’area archeologica, con la Mozione chiediamo al Sindaco:

1) di attuare la riduzione in pristino dell’area circoscritta dell’Anfiteatro Romano, per violazione, in particolare, del vincolo monumentale stabilito dal Decreto Ministeriale del 26 Agosto 1914, che prescrive letteralmente ”è proibito fare qualsiasi costruzione”, anche se autorizzata dall’Amministrazione Comunale o dai “nulla osta” condizionati della Soprintendenza, per il rispetto delle norme d carattere superiore.  

Le costruzioni realizzate sopra l’Anfiteatro romano sono inammissibili e incompatibili con il suddetto vincolo di inedificabilità assoluta, tanto più se “eseguite in assenza di permessi di costruire”, come risulterebbe nella relazione tecnica sugli accertamenti, compiuti dall’Ufficio Controlli Edilizi del Comune di Rimini nel 2018.

2) di promuovere il recupero e la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano, in sinergia con la Soprintendenza Archeologica, per consentirne la conoscenza e la fruizione pubblica ai cittadini e turisti;

3) di concretizzare quanto previsto dagli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE per l’Anfiteatro: ”il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici  di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti e la delocalizzazione delle relative funzioni di interesse pubblico”;

4) di individuare un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività, e di conseguenza poter procedere con la demolizione delle costruzioni, incompatibili con il Vincolo monumentale del 1914 sull’area dell’Anfiteatro;

5) di restaurare le antiche murature dell’Anfiteatro riscoperte con gli scavi, i torrioni, le mura romane e medievali adiacenti che si trovano in uno stato di abbandono e degrado, antistanti la Via Roma e l’area ex Padane, per creare il Parco Archeologico dell’Anfiteatro Romano;

6) di approvare un cronoprogramma per la realizzazione di questi qualificanti obiettivi, stabilendo: tempi di attuazione, modalità di intervento, reperimento delle risorse finanziarie.

Dopo 80 anni dai bombardamenti, in vista della candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura 2026, è quanto mai necessario promuovere la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano e il suo recupero, per consentirne la conoscenza e la fruizione pubblica ai cittadini e ai turisti.

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Prolungamento del Metromare, Stazione-Fiera: persi inutilmente 5 anni, ora siano rispettati i tempi di realizzazione (30 mesi), per migliorare la viabilità.
   

 24.1,2023

I grandi eventi fieristici, come il Sigep, attirano un grande numero di visitatori, che arrivano con l’auto.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti, in corrispondenza degli orari di apertura e chiusura dei padiglioni fieristici, la città rimane paralizzata, con lunghissime code, in tutte le strade che portano direttamente o indirettamente alla Fiera.  

In questo contesto rimangono intrappolati anche i mezzi pubblici come gli autobus e i taxi che, senza una corsia preferenziale, arrivano in Fiera con gli stessi tempi delle auto private.

Per migliorare la viabilità è necessario investire e rendere più efficiente il trasporto pubblico locale, con collegamenti frequenti, in grado di incentivare espositori e visitatori a non servirsi dell’auto.  

La Fiera si è già dotata della Stazione ferroviaria, dove si fermano i treni, per le manifestazioni come il Sigep (ma non in tutti gli eventi).

Per realizzare il prolungamento del “Metromare dalla Stazione alla Fiera”, che consentirebbe di “allegerire” la pressione sulla rete viaria urbana, durante le manifestazioni fieristiche, le Amministrazioni dei Sindaci Gnassi e Sadegholvaad hanno perso 5 anni, perseguendo insistentemente il progetto su un percorso incompatibile con la viabilità cittadina e difficilmente realizzabile.

n questi anni mi sono battuto ripetutamente in Consiglio Comunale, proponendo che venissero avviati urgentemente i lavori di prolungamento del Metromare dalla Stazione di Rimini alla Fiera, nel sedime adiacente all’attuale linea ferroviaria.

Solo in conseguenza del finanziamento pubblico, tramite PNRR, di 49 milioni di euro, che prevede stringenti tempi di realizzazione, l’Amministrazione Sadegholvaad si è finalmente ravveduta, rivedendo radicalmente il percorso e condividendo quanto avevo proposto.

L’aggiudicazione dell’appalto è prevista entro il 31/12/2023 e l’opera dovrà essere ultimata, nel rispetto della normativa relativa ai finanziamenti del PNRR, entro il 30/06/2026.

Proprio oggi, 24 Gennaio 2023, si apre la Conferenza dei Servizi preliminare, propedeutica alla definizione del progetto di fattibilità tecnico ed economica, per arrivare al progetto definitivo “Metromare dalla Stazione alla Fiera”, con la localizzazione del tracciato adiacente alla linea ferroviaria.

Per poter usufruire del finanziamento del PNRR, i lavori dovranno quindi essere ultimati in due anni e mezzo; dopo l’esperienza infelice della tratta Rimini-Riccione, che ha richiesto 25 anni per essere realizzata, auspichiamo che vengano rispettate le scadenze, continueremo a lavorare e incalzare l’Amministrazione, nell’interesse primario di migliorare la viabilità della città e l’accessibilità alla Fiera.

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