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L’ampliamento del parcheggio Scarpetti non ci sarà e i lavori per il parcheggio nell’area FOX non partono!
 
 

 11.03.2023

La riqualificazione di Piazza Malatesta ha comportato l’eliminazione di 450 posti auto (280 in Piazza Malatesta, 80 a fianco della Rocca, 90 nel Campone).

La Convenzione stipulata il 26/05/2011 tra il Comune di Rimini e la Società Parking Gest Srl, prevedeva, entro due anni, la realizzazione su aree di proprietà comunale, con la procedura del Project Financing, di un Parcheggio multipiano, nell’area di via Italo Flori e di un Parcheggio multipiano nell’area Scarpetti.

Il Parcheggio “Italo Flori” è stato inaugurato nel febbraio 2014, con 245 posti auto (+72 posti auto rispetto ai precedenti 173).

Il progetto del parcheggio “Scarpetti”, che prevedeva originariamente 4 piani (2 piani interrati, piano terra e primo piano), ridimensionato per l’impatto ambientale a due piani, nel 2013, da Arpa (piano terra e primo piano): dopo 10 anni, non è ancora stato realizzato.

L’Amministrazione Comunale, dopo la sottoscrizione in data 26/05/2011 della Convenzione con la Società Parking Gest Srl, ha messo in discussione le previsioni contenute nel Project, cioè l’approvazione del Piano della Sosta inerente l’eliminazione degli stalli gratuiti adiacenti i due Parcheggi “Flori” e “Scarpetti”, per consentire la remunerazione degli investimenti di realizzazione dei due parcheggi (circa 8 milioni di euro ciascuno).

Il mancato rispetto della Convenzione da parte del Comune di Rimini è stata la motivazione che ha indotto Parking Gest a non procedere con l’ampliamento del Parcheggio Scarpetti di 433 posti auto (+146 posti rispetto ai 287 esistenti).

Sulla base delle risposte ottenute all’interrogazione Consigliare da me presentata al Sindaco, giovedì 09/03/23, dobbiamo constatare e annunciare che l’Amministrazione Comunale non è più interessata all’ampliamento del Parcheggio Scarpetti.

Nonostante il Parcheggio Scarpetti sia quasi sempre pieno, per la ricaduta del carico di traffico proveniente da via Marecchiese, l’Amministrazione ha deciso di rinunciare all’ampliamento di +146 posti auto.

L’Amministrazione Comunale ritiene sufficiente l’offerta del Parcheggio Flori, per consentire l’accesso al Centro Storico e soddisfare la richiesta di posti auto.

Resta inoltre insoluto il problema della Convenzione, non rispettata da un decennio, che potrebbe comportare l’aumento delle tariffe nei parcheggi Flori e Scarpetti, gestiti da Parking Gest.     

Nell’occasione, ho chiesto all’Amministrazione Comunale, per quali ragioni non si stiano svolgendo neppure i lavori di riqualificazione dell’Area FOX, con la realizzazione del parcheggio multipiano (piano interrato e piano terra) di circa 330 posti auto, ad uso pubblico, tante volte annunciato, che non sappiamo quando sarà a disposizione.

Sarebbe un altro urgente parcheggio di accesso al Centro Storico, per consentire la sopravvivenza delle attività economiche, dinnanzi alla concorrenza dei centri commerciali e del commercio elettronico.

 
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Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
 
 

 24/2/2023

Il Consiglio tematico di ieri sera, potrebbe segnare una svolta per la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano.

Dopo decenni di negazionismo perdurante, espresso dal Sindaco Gnassi, “sotto il Ceis non c’è nulla”, è arrivato l’annuncio del Sindaco Sadegholvaad, che con dubbi e riserve, si dichiara “ disponibile assieme alla Soprintendenza a fare dei sondaggi per verificare cosa c’è sotto il Ceis“.

Per “rassicurare” il Sindaco, ho letto in Consiglio le parole espresse, nel 2017, dal Prof. Arch. Jacopo Ortalli, Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna:

“Già ai tempi dei vecchi scavi-dal Tonini all’Aurigemma- la parte del monumento oggi sovrastata dal Ceis mostrava quasi interamente murature rasate fino al vecchio piano di calpestio, tali dunque da potersi conservare anche dopo un bombardamento (avvenuto nel 1943).
 

Sono così convinto che nel sottosuolo vi siano tutt’ora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che, quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli Anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare , di un teatro”.

Quindi, come chiedo da 30 anni, vale la pena scavare, per riportare alla luce i resti  archeologici, e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano, al fine  di consentire la conoscenza e la fruizione pubblica ai riminesi e turisti del Monumento d’importanza storica della città.  

Fin d’ora, è, perciò, necessario individuare, un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività educativa.  

Certo, non si può più dire dagli Amministratori Comunali “il Ceis non si tocca”, o sostenere in modo contraddittorio, la bontà del ruolo pedagogico del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, bimillenario, come l’Anfiteatro Romano.

Oppure, come ha detto incredibilmente e confermato ieri in Consiglio, lo stesso Sindaco Sadegholvaad  “Il Ceis vale un Anfiteatro”, senza  rispetto per il Vincolo monumentale del 1914 che “proibisce di fare qualsiasi costruzione” sull’Anfiteatro, per le tutele delle aree archeologiche, e gli impegni assunti dalle Amministrazioni Comunali con le Soprintendenze.  

L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture fisicamente “inconciliabili”, il Ceis, sorto nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano, può trasferirsi in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, può ampliare la sua attività, e ridare respiro a tutta l’area originaria dell’Anfiteatro che diventa più visibile ed accessibile.

Sono le previsioni degli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e del Piano Strategico, approvate dalle Amministrazioni Comunali e non attuate che stabiliscono per l’Anfiteatro “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.  

Le Amministrazioni Comunali, per 80 anni, non hanno avuto alcun rispetto per l’Anfiteatro Romano, utilizzato inizialmente, nel dopoguerra, come discarica di macerie urbane, quindi sovrastato fino ad oggi dalle costruzioni del Ceis.

Se Rimini vuole esser credibile candidata a capitale Italiana della cultura 2026, è necessario riscoprire e valorizzare l’Anfiteatro Romano!

 
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Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
 
 

 24.2.2023

Il Consiglio tematico di ieri sera, potrebbe segnare una svolta per la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano.

Dopo decenni di negazionismo perdurante, espresso dal Sindaco Gnassi, “sotto il Ceis non c’è nulla”, è arrivato l’annuncio del Sindaco Sadegholvaad, che con dubbi e riserve, si dichiara “ disponibile assieme alla Soprintendenza a fare dei sondaggi per verificare cosa c’è sotto il Ceis“.

Per “rassicurare” il Sindaco, ho letto in Consiglio le parole espresse, nel 2017, dal Prof. Arch. Jacopo Ortalli, Dirigente della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Bologna:

“Già ai tempi dei vecchi scavi-dal Tonini all’Aurigemma- la parte del monumento oggi sovrastata dal Ceis mostrava quasi interamente murature rasate fino al vecchio piano di calpestio, tali dunque da potersi conservare anche dopo un bombardamento (avvenuto nel 1943).

Sono così convinto che nel sottosuolo vi siano tutt’ora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che, quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli Anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare , di un teatro”.

Quindi, come chiedo da 30 anni, vale la pena scavare, per riportare alla luce i resti  archeologici, e la dimensione della struttura originaria dell’Anfiteatro Romano, al fine  di consentire la conoscenza e la fruizione pubblica ai riminesi e turisti del Monumento d’importanza storica della città.  

Fin d’ora, è, perciò, necessario individuare, un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività educativa.  

Certo, non si può più dire dagli Amministratori Comunali “il Ceis non si tocca”, o sostenere in modo contraddittorio, la bontà del ruolo pedagogico del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, bimillenario, come l’Anfiteatro Romano.

Oppure, come ha detto incredibilmente e confermato ieri in Consiglio, lo stesso Sindaco Sadegholvaad  “Il Ceis vale un Anfiteatro”, senza  rispetto per il Vincolo monumentale del 1914 che “proibisce di fare qualsiasi costruzione” sull’Anfiteatro, per le tutele delle aree archeologiche, e gli impegni assunti dalle Amministrazioni Comunali con le Soprintendenze.  
 

L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture fisicamente “inconciliabili”, il Ceis, sorto nel 1946 sopra l’Anfiteatro Romano, può trasferirsi in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, può ampliare la sua attività, e ridare respiro a tutta l’area originaria dell’Anfiteatro che diventa più visibile ed accessibile.

Sono le previsioni degli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE e del Piano Strategico, approvate dalle Amministrazioni Comunali e non attuate che stabiliscono per l’Anfiteatro “il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti”.  

Le Amministrazioni Comunali, per 80 anni, non hanno avuto alcun rispetto per l’Anfiteatro Romano, utilizzato inizialmente, nel dopoguerra, come discarica di macerie urbane, quindi sovrastato fino ad oggi dalle costruzioni del Ceis.

Se Rimini vuole esser credibile candidata a capitale Italiana della cultura 2026, è necessario riscoprire e valorizzare l’Anfiteatro Romano!

 
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La candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura 2026: dopo 80 anni, valorizziamo l’Anfiteatro Romano
 
 

 16/02/23

Martedì prossimo, 21 Febbraio 2023, si terrà il Consiglio tematico, dedicato alla “Salvaguardia e Tutela dell’Anfiteatro Romano”, richiesto dai consiglieri di minoranza.

In continuità con le tante iniziative intraprese per 30 anni, ho ritenuto particolarmente importante e attuale, presentare una nuova mozione consigliare “Rimini candidata Capitale italiana della cultura 2026: dopo 80 anni, valorizziamo l’Anfiteatro Romano”.    

La candidatura di Rimini, Capitale Italiana della Cultura 2026, per essere coerente, deve prevedere la Valorizzazione dell’Anfiteatro Romano, un Bene Culturale “calpestato” da 80 anni, monumento d’importanza storica, come l’Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, la Domus del Chirurgo, che testimonia le origini, la storia Romana e l’identità della nostra città.  

L’Anfiteatro Romano, risalente al secondo secolo d.C. capace di ospitare sui propri spalti 10.000-12.000 persone, scoperto nei sondaggi del 1843-44 del grande storico riminese Luigi Tonini, è stato riportato parzialmente alla luce, con la campagna di scavi svoltasi dal 1926 al 1939 sotto la Direzione del Soprintendente alle Antichità, Salvatore Aurigemma.

Dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, nel 1946, sull’area archeologica dell’Anfiteatro Romano, è sorto l’Asilo Svizzero (Ceis) con 13 “capanne provvisorie”, il cui collocamento che doveva essere “temporaneo”; nei decenni successivi, sono stati addirittura costruiti edifici di tre piani in muratura, con i pilastri di cemento armato gettati sopra i muri dell’anfiteatro.

 Le Amministrazioni Comunali di Rimini non hanno rispettato gli impegni scritti, di liberare l’area archeologica dell’Anfiteatro, assunti il 3 Gennaio 1946 dal Sindaco Clari, né hanno adempiuto per decenni alle reiterate richieste delle Soprintendenze Archeologiche di Bologna e Ravenna, di trasferire il Ceis in un’area idonea.  

Considerato i vincoli del 1913 e del 1914 di tutela dell’area archeologica, con la Mozione chiediamo al Sindaco:

1) di attuare la riduzione in pristino dell’area circoscritta dell’Anfiteatro Romano, per violazione, in particolare, del vincolo monumentale stabilito dal Decreto Ministeriale del 26 Agosto 1914, che prescrive letteralmente ”è proibito fare qualsiasi costruzione”, anche se autorizzata dall’Amministrazione Comunale o dai “nulla osta” condizionati della Soprintendenza, per il rispetto delle norme d carattere superiore.  

Le costruzioni realizzate sopra l’Anfiteatro romano sono inammissibili e incompatibili con il suddetto vincolo di inedificabilità assoluta, tanto più se “eseguite in assenza di permessi di costruire”, come risulterebbe nella relazione tecnica sugli accertamenti, compiuti dall’Ufficio Controlli Edilizi del Comune di Rimini nel 2018.

2) di promuovere il recupero e la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano, in sinergia con la Soprintendenza Archeologica, per consentirne la conoscenza e la fruizione pubblica ai cittadini e turisti;

3) di concretizzare quanto previsto dagli strumenti urbanistici PRG-PSC-RUE per l’Anfiteatro: ”il completamento degli scavi e la valorizzazione dei resti archeologici  di epoca romana, attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti e la delocalizzazione delle relative funzioni di interesse pubblico”;

4) di individuare un’area adeguata per consentire il trasferimento del Centro Educativo Italo Svizzero, salvaguardando la sua attività, e di conseguenza poter procedere con la demolizione delle costruzioni, incompatibili con il Vincolo monumentale del 1914 sull’area dell’Anfiteatro;

5) di restaurare le antiche murature dell’Anfiteatro riscoperte con gli scavi, i torrioni, le mura romane e medievali adiacenti che si trovano in uno stato di abbandono e degrado, antistanti la Via Roma e l’area ex Padane, per creare il Parco Archeologico dell’Anfiteatro Romano;

6) di approvare un cronoprogramma per la realizzazione di questi qualificanti obiettivi, stabilendo: tempi di attuazione, modalità di intervento, reperimento delle risorse finanziarie.

Dopo 80 anni dai bombardamenti, in vista della candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura 2026, è quanto mai necessario promuovere la valorizzazione dell’Anfiteatro Romano e il suo recupero, per consentirne la conoscenza e la fruizione pubblica ai cittadini e ai turisti.

 
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Prolungamento del Metromare, Stazione-Fiera: persi inutilmente 5 anni, ora siano rispettati i tempi di realizzazione (30 mesi), per migliorare la viabilità.
 
 

 24.1,2023

I grandi eventi fieristici, come il Sigep, attirano un grande numero di visitatori, che arrivano con l’auto.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti, in corrispondenza degli orari di apertura e chiusura dei padiglioni fieristici, la città rimane paralizzata, con lunghissime code, in tutte le strade che portano direttamente o indirettamente alla Fiera.  

In questo contesto rimangono intrappolati anche i mezzi pubblici come gli autobus e i taxi che, senza una corsia preferenziale, arrivano in Fiera con gli stessi tempi delle auto private.

Per migliorare la viabilità è necessario investire e rendere più efficiente il trasporto pubblico locale, con collegamenti frequenti, in grado di incentivare espositori e visitatori a non servirsi dell’auto.  

La Fiera si è già dotata della Stazione ferroviaria, dove si fermano i treni, per le manifestazioni come il Sigep (ma non in tutti gli eventi).

Per realizzare il prolungamento del “Metromare dalla Stazione alla Fiera”, che consentirebbe di “allegerire” la pressione sulla rete viaria urbana, durante le manifestazioni fieristiche, le Amministrazioni dei Sindaci Gnassi e Sadegholvaad hanno perso 5 anni, perseguendo insistentemente il progetto su un percorso incompatibile con la viabilità cittadina e difficilmente realizzabile.

n questi anni mi sono battuto ripetutamente in Consiglio Comunale, proponendo che venissero avviati urgentemente i lavori di prolungamento del Metromare dalla Stazione di Rimini alla Fiera, nel sedime adiacente all’attuale linea ferroviaria.

Solo in conseguenza del finanziamento pubblico, tramite PNRR, di 49 milioni di euro, che prevede stringenti tempi di realizzazione, l’Amministrazione Sadegholvaad si è finalmente ravveduta, rivedendo radicalmente il percorso e condividendo quanto avevo proposto.

L’aggiudicazione dell’appalto è prevista entro il 31/12/2023 e l’opera dovrà essere ultimata, nel rispetto della normativa relativa ai finanziamenti del PNRR, entro il 30/06/2026.

Proprio oggi, 24 Gennaio 2023, si apre la Conferenza dei Servizi preliminare, propedeutica alla definizione del progetto di fattibilità tecnico ed economica, per arrivare al progetto definitivo “Metromare dalla Stazione alla Fiera”, con la localizzazione del tracciato adiacente alla linea ferroviaria.

Per poter usufruire del finanziamento del PNRR, i lavori dovranno quindi essere ultimati in due anni e mezzo; dopo l’esperienza infelice della tratta Rimini-Riccione, che ha richiesto 25 anni per essere realizzata, auspichiamo che vengano rispettate le scadenze, continueremo a lavorare e incalzare l’Amministrazione, nell’interesse primario di migliorare la viabilità della città e l’accessibilità alla Fiera.

 
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Dopo 80 anni di negazionismo: riportiamo alla luce l’Anfiteatro Romano!
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